Tutta la storia del Rotary è un chiaro esempio di ciò che pochi cittadini impegnati riescono a fare per il bene comune.
La lunga storia del Rotary vede la sua origine la sera del 23 febbraio 1905 quando Paul Percival Harris, allora giovane avvocato americano di religione protestante residente a Chicago ma proveniente dal piccolo Vermont, si incontrò con tre amici per discutere un’idea che da tempo accarezzava: dar vita ad un club di persone di differenti professioni, organizzando incontri regolari all’insegna dell’amicizia, per trascorrere un po’ di tempo in compagnia e allargare le conoscenze professionali.
Chicago all’epoca era una città nella quale pullulava una miriade di persone in rapido accrescimento ed era passata, nei 15 anni precedenti il 1905, da 30.000 a oltre 2.000.000 di abitanti; era sommersa nel caos amministrativo e gangsters e speculatori senza scrupoli la dominavano, corrompendo anche l’amministrazione pubblica e le forze dell’ordine. Tutti abbiamo sentito parlare della storia del gangsterismo iniziata pochi decenni prima e che trovò il suo culmine dagli anni ’20 ai ’30 con l’epoca del proibizionismo, con Al Capone come massimo storico esponente.
Non appare strano dunque che qualcuno pensasse a difendersi da questa situazione e coltivasse l’utopia di costruire un mondo ordinato e sereno. I componenti della popolazione di Chicago provenivano da molte etnie, erano credenti di varie religioni, dediti ad attività produttive e di servizio diverse, seguaci di ideologie politiche distinte.
In questa situazione ambientale Paul Harris sentì il bisogno di organizzare se stesso e la sua vita, di creare attorno a sé un gruppo di persone delle quali fidarsi e con le quali confidarsi, simili fra loro nell’onestà e nelle regole di vita, disposte all’amicizia, al mutuo aiuto e, cosa interessantissima, propense ad estrinsecare queste qualità nell’ambito in cui vivevano. Quindi disposte al servizio. Le basi comportamentali su cui poggia il Rotary International anche ora e che, già allora, furono chiaramente stabilite.
Quella sera, assieme a Paul Harris, c’erano Silvestre Schiele, ebreo, commerciante di carbone di origine tedesca, Gustavus Loehr, cattolico, ingegnere minerario di origine irlandese e Hiram Shorey, sarto di religione protestante di origine svedese. Si riunirono presso l’ufficio di Loehr, in Derarborn Street 127, in un edificio, l’Unity Building, che esiste ancor oggi a Chicago.
Da quella riunione cominciò a realizzarsi l’idea di un club in cui ogni socio rappresentasse la propria professione. Le riunioni si svolgevano settimanalmente, a turno presso l’ufficio o a casa dei vari soci. Era, questo, un sistema di rotazione che aveva lo scopo di far conoscere ad ogni socio l’attività degli altri e che portò poi Harris a chiamare il suo sodalizio: Rotary.
I quattro soci fondatori erano di discendenza nazionale diversa (americana, tedesca, svedese e irlandese) ed appartenevano anche a fedi religiose diverse (protestante, cattolica ed ebraica). Erano un prodotto di quel grande crogiolo che era ed è l’America e, sotto questo aspetto, erano i progenitori più adatti a dar vita a quel grande movimento internazionale che sarebbe poi diventato il Rotary International.
Dopo l’ammissione di un quinto socio, il tipografo Harry Ruggles, il gruppo prese ufficialmente il nome di Rotary Club di Chicago. L’ammissione di un tipografo, seguendo la linea di avere come socio un rappresentante di ogni attività presente nella comunità, era importante per le relazioni con la stampa che avrebbe dato al pubblico le notizie rotariane e per favorire le pubblicazioni interne.
Il primo registro, che risale al 1905, riporta un elenco di trenta soci, con Silvester Schiele come Presidente; Will Jensen, agente immobiliare, segretario; Harry Ruggles tesoriere e Will R. Neff, dentista, “incaricato dell’ospitalità”. Paul Harris non volle assumere alcuna carica nel nuovo club e non ne divenne presidente se non due anni più tardi. Ruggles fu il primo ad avere l’idea di un coro, e ancora adesso la tradizione di cantare insieme è viva in molti club specialmente americani.
Paul Harris non fu mai dell’idea che il club di Chicago dovesse esistere unicamente allo scopo di favorire gli affari dei soci che ne facevano parte. Egli credeva con tutto se stesso nei valori dell’amicizia e fin dall’inizio sperò che in ambito civico il club avrebbe intrapreso delle iniziative di più ampio respiro.
E fu così che due anni dopo la fondazione del club fu varato il primo progetto in favore della collettività: la costruzione, nei pressi del municipio, di toilettes pubbliche: la prima infrastruttura del genere creata a Chicago effettuata da Paul Harris e amici raccogliendo fondi e non finanziando in proprio.
Nel 1908, in occasione della fondazione del secondo club, a San Francisco in California, fu stabilita la prassi delle riunioni settimanali utilizzando per praticità le sedi di ristoranti o alberghi.
Nel 1910, sparsi in tutti gli Stati Uniti, c’erano 16 club con oltre 1500 soci e proprio in quell’ anno si tenne a Chicago il primo congresso nell’agosto del 1910 al Congress Hotel di Chicago.
I 16 club decisero di associarsi sotto la denominazione di Associazione Nazionale dei Rotary Clubs della quale Paul Harris fu eletto presidente, mentre Chesley R. Perry, entrato a far parte del club di Chicago nel 1908, fu nominato segretario, carica che conservò fino a quando, nel 1942, andò in pensione; Rufus Chapin fu nominato tesoriere e mantenne l’incarico fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1945.
L’ideale del servire cominciò a prendere forma durante questi primi anni, in particolare da quando Arthur Frederick Sheldon divenne socio del club di Chicago. Egli era fermamente convinto che ogni professione dovesse essere considerata come un mezzo per servire la società e, proprio al congresso, propose il motto “He profit Most Who Serves His Fellows Best” (Profitta di più chi sa rendere agli altri un servizio migliore).
L’anno successivo, un altro dei primi eminenti soci del Rotary, Benjamin Franklin Collins, parlò ancora dell’importanza del servire e lanciò l’idea di organizzare i club sulla base del principio “Service, Not Self” (Servizio, non profitto personale). Le due frasi modificate in “He Profits Most Who Serves Best” (Chi serve meglio profitta di più) e “Service Above Self” (Servire al di sopra di ogni interesse personale), furono prontamente accettati da tutti i rotariani e divennero i motti di cui, non senza orgoglio, fregiarono i loro distintivi.
Ma dovevano trascorrere 40 anni perché essi fossero adottati ufficialmente dal Rotary International in occasione del congresso di Detroit del 1950.
I primi tentativi di Paul Harris di costituire un club fuori dai confini degli Stati Uniti furono coronati dalla fondazione di quello di Winnipeg, in Canada, avvenuta nel 1911 dopo una lunga serie di approcci negativi.
Nel 1912, nel corso del secondo Congresso tenutosi a Duluth, Minnesota, l’associazione divenne “Associazione Internazionale dei Rotary Clubs” e fu adottata come simbolo, in questa occasione, una ruota che ricordava la ruota del carro dei pionieri, il Chuck-wagon, o Conestoga dal nome di una tribù Iroquies, disegnata dal Rotariano di Chicago, Montagne M. Bear.
Arch Klumph, sesto presidente del R.I., fu l’ideatore, nel 1917, della Fondazione Rotary: un fondo di dotazione, costituito “per fare del bene nel mondo”, divenne infatti poi nel 1928 un ente conosciuto come Fondazione Rotary.
Nello stesso anno era anche iniziata la pubblicazione di The National Rotarian, il precursore della rivista The Rotarian, nota anche come organo ufficiale del Rotary International. Più tardi, quello stesso anno, Paul Harris si mise in contatto con il bostoniano Harvey Wheeler, proprietario di un cotonificio in Inghilterra, allo scopo di costituire un club a Londra.
Poco dopo, lo stesso Wheeler, con Arthur Frederick Sheldon e E. Sayer Smith, fondò i club di Londra e di Manchester.
Nel medesimo tempo Paul Harris apprese con grande meraviglia che in Irlanda, e precisamente a Dublino, esisteva gia’ un “Rotary” club, la cui costituzione risaliva al marzo 1911. Il mistero venne chiarito non appena si seppe che Stuart Morrow, membro del club di San Francisco, si era trasferito in Irlanda ed aveva organizzato un club a Dublino ed uno a Belfast. Paul Harris chiese a Morrow di proseguire nell’opera già intrapresa, ed in breve tempo vennero fondati in Scozia i club di Glasgow e di Edimburgo.
Una volta varcato l’Atlantico, il Rotary si diffuse rapidamente e, al congresso di Duluth del 1912, la sua denominazione venne cambiata in Associazione Internazionale dei Rotary Club, a sua volta abbreviata, nel 1922, in Rotary International. Il primo presidente non statunitense, il canadese E. Leslie Pidgeon, fu eletto nel 1917 al congresso di Atlanta. Il primo Rotary Club che venne costituito in un paese non di lingua inglese fu, nel 1916, quello cubano dell’Avana, disciolto poi nel 1979.
Man mano che il Rotary cresceva, aumentavano pure le sue attività e durante la 1ª Guerra Mondiale, il Rotary scoprì nuove possibilità di servizio, rispondendo agli appelli di soccorso delle vittime degli sconvolgimenti bellici ed organizzando campagne di raccolta di fondi e di beni materiali in alcuni Paesi per porgere una mano alle nazioni in difficoltà.
Nel 1919, i Rotariani dell’Ohio (USA) istituirono un’associazione a favore degli invalidi, da cui sorse poi la National Easter Seals Society e nel 1920 il Rotary lanciò dei programmi contro lo sfruttamento dell’infanzia nelle officine.
Nel 1925 il Rotary raggiunse 200 club con più di 20.000 membri. La sua reputazione attirava presidenti, primi ministri e una miriade di personalità dei più svariati campi: fra loro il compositore Jean Sibelius, l’umanista Albert Schweitzer, l’autore Thomas Mann ed il diplomatico Carlos P. Romulo.
Il Rotary incominciava ad oltrepassare non solo i confini nazionali, ma anche le barriere linguistiche, senza tuttavia acquisire una dimensione veramente mondiale sino agli anni venti, allorché si diffuse per tutta l’Europa continentale e raggiunse l’America meridionale e centrale, l’Africa, l’Australia e l’Asia.
Tale diffusione, attestata dalla universalità del sodalizio, ha provato e prova che i principi su cui esso si fonda hanno una vitalità così intensa ed esercitano un richiamo così forte da superare ogni differenza di razza, religione, lingua e nazionalità. Gli anni venti furono costruttivi, brillanti, ricchi di sfide: il 1926 in particolare fu l’anno memorabile in cui il Rotary Club di Londra diede uno dei maggiori contributi al movimento rotariano. Nel corso di una passeggiata domenicale fra le colline del Surrey, due dei suoi membri misero a punto quello che fu chiamato il progetto “Scopi e obiettivi”. Avevano pensato cioè di incanalare le attività di servizio secondo quattro precisi indirizzi: l’azione interna, l’azione di interesse pubblico, l’azione professionale e l’azione internazionale. I due rotariani erano Sydney W. Pascall, che nel 1931-32 sarebbe stato nominato presidente del Rotary International, e Vivian Carter, che a quell’epoca era segretario generale del R.I.B.I., l’associazione dei Rotary Club in Inghilterra e Irlanda.
La nuova idea venne ampiamente discussa e presentata nel 1927 al congresso del R.I. di Ostenda, dove fu accettata. Di conseguenza i quattro indirizzi (più tardi chiamati “vie” d’azione), divennero parte integrante degli scopi del Rotary International e sono tuttora operanti dovunque funzioni un Rotary Club.
Il Rotary ha predisposto il terreno per la nascita di numerose ed importanti organizzazioni di statura mondiale, tra cui la International Society for Crippled Children, fondata nel 1922, attualmente ribattezzata con il nome di Rehabilitation International, e l’Unesco (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization), le cui basi furono poste nel corso di un convegno rotariano svoltosi a Londra nel 1942 con lo scopo di esaminare la costituzione di un vasto sistema di scambi culturali fra nazioni; numerosi Rotariani hanno prestato in seguito la loro opera di servizio come consulenti delle Nazioni Unite.
Nel periodo di ricostruzione post-bellico il Rotary International inviò alla Conferenza della Carta Costitutiva delle Nazioni Unite, svoltasi a San Francisco nel 1945, la più vasta delegazione che abbia mai rappresentato un’organizzazione non-governativa: ben 49 Rotariani, in funzione di delegati, esperti e consulenti e collaborò a stilare la carta costitutiva delle Nazioni Unite, poi ONU, e nei primi anni di vita sono stati 5 i Rotaryani chiamati alla presidenza di quell’ente.
Questi precedenti hanno fatto si che il Rotary sia l’unica associazione privata al mondo ad essere presente come membro consultivo ai tavoli dei 4 enti soprannazionali dell’ONU:ECOSOC: Organizzazione economico Sociale. OMS: Organizzazione Mondiale della sanità.UNESCO: United Nations Educational Scientific Cultural Organisation. UNICEF: United Nations International Children’s Fund.
Dopo la 2ª Guerra Mondiale, molti club che nel frattempo erano stati sciolti vennero ricostituiti e ripresero la loro attività di servizio con, fra gli altri, progetti di assistenza a favore dei rifugiati e dei prigionieri di guerra.
Durante i movimentati anni ‘60, presero l’avvio due programmi del Rotary destinati ai giovani: l’Interact e il Rotaract. I club Interact (per giovani fra i 14 e i 18 anni d’età) e i club Rotaract (per giovani adulti fra i 18 e i 30 anni d’età) operano sotto la guida di un Rotary club-sponsor e danno ai giovani la possibilità di prender parte di persona ad iniziative a favore della propria comunità locale e a programmi educativi di sviluppo delle loro doti di comando, come pure a programmi intesi a promuovere la pace e la comprensione internazionale. Ciò riflette la costante sollecitudine del Rotary per il benessere della gioventù.
Le statistiche sull’espansione del Rotary nel mondo sono imponenti, ma le realizzazioni rotariane che ogni anno si compiono attraverso le quattro vie d’azione non possono essere descritte solo con le cifre. L’amicizia, il miglioramento nell’esercizio degli affari e delle professioni, la gioia recata ai meno privilegiati e agli handicappati, il lavoro svolto con i giovani per aiutarli a sviluppare i principi della leadership, l’incessante fluire di iniziative in favore della collettività, le migliaia di borse di studio e di scambi culturali, gli innumerevoli altri progetti varati dal club, comprese le attività internazionali della Fondazione Rotary, sono tutti elementi da tenere presenti nel considerare i progressi compiuti attraversi il programma del Rotary.
Nella sua autobiografia My Road to Rotary (la mia via verso il Rotary), Paul Harris paragona la potenza del Rotary al corso di un fiume maestoso: “Il grande fiume è la somma totale dei contributi di centinaia, forse anche di migliaia di piccoli ruscelli che vi affluiscono dalle colline e dai monti, mormorando dolcemente, impazienti di tuffarsi nella sua corrente. A questo si può paragonare l’espansione del Rotary. Esso è diventato grande per la dedizione e il contributo di migliaia di rotariani di tanti Paesi”.
Oggi, il Rotary International incoraggia i suoi club a concentrare le proprie forze su una vasta gamma di attività di servizio nei settori della fame mondiale, della protezione dell’ambiente, della prevenzione contro la violenza, prendendo particolarmente di mira i settori concernenti l’alfabetizzazione, la fame mondiale, il problema dei senzatetto, la violenza urbana, l’abuso della droga, lo sradicamento della poliomielite, l’assistenza a favore dell’infanzia e delle persone anziane e l’informazione e la sensibilizzazione del pubblico contro i rischi dell’AIDS.
I Rotary club sono uniti attraverso tutto il mondo dall’ideale di servire, espresso nel suo motto:
“Servire al di sopra di ogni interesse personale”
Ci sono nel mondo quasi 1.200.000 rotariani che danno vita a circa 30.000 Club divisi in 530 Distretti presenti in 163 Paesi. Il suo prestigio, la sua tradizione e il carisma degli uomini che lo compongono e lo guidano ne fanno l’unica associazione non governativa che ha un suo rappresentante al Consiglio delle Nazioni Unite. E tutto nacque in una riunione di quattro amici circa un secolo fa.